Abbiamo intervistato l’attrice milanese, ora in tournée teatrale con un testo che parla di differenze tra uomini e donne osservate dal suo occhio attento e ironico
Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere, sicuramente questo titolo già ricorda qualcosa. Il best seller del guru delle coppie John Gray negli anni ’90 destò molta curiosità. Memore del fatto che queste differenze biologiche/emotive non sono cambiate, l’attrice Debora Villa ripropone a teatro un adattamento ironico e divertente giocando con le domande che da sempre ci poniamo.
L'attrice e comica milanese lavora da quasi vent'anni tra televisione, radio, cinema e teatro, alternando ruoli comici o di conduttrice brillante a ruoli seri d'attrice in fiction tv e spettacoli teatrali. La vera passione di Debora però rimane il teatro, quella possibilità di creare un rapporto con il pubblico e la consapevolezza di lasciare un messaggio, sempre a suon di risate e leggerezza.
Debora, ma siamo davvero così diversi come scrive Gray?
Interamente! Lui è un terapeuta e io lo dico da persona che va dallo psicologo, il terapeuta è l'unico in grado di darti gli strumenti che servono per scoprire se stessi. Naturalmente declino tutto in chiave comica però è il presupposto della realtà e lui che è il guru delle coppie lo sa bene! In questo spettacolo i presupposti escono fuori ed è veramente divertente vedere i modi opposti in cui si vede la vita.
E c'è davvero questa differenza?
Certo un gap in più rispetto alle vecchie generazioni c'è ed è quello, si dà spazio all'accoglienza, alla comprensione, alla vicinanza. Ci sono anche i rigurgiti che vengono dal passato ma è interessante sviluppare la capacità di aprirsi alle diversità per arrivare ad un punto di incontro. Questo si può fare solo se si legge il mondo dell'altro affinché possa incontrare con il nostro di mondo.
Ridendo e scherzando, si riescono a smussare le incomprensioni?
Si la risata è taumaturgica, fa bene a tante cose, alla mente, al cuore. Bisogna nutrirsi di leggerezza, bellezza nella diversità evitando di vedere l'altro come una proiezione di noi stessi. Volere che l'altro sia come noi è la percezione ottusa di una mente retrograda e regressiva. E’ come voler mettere un fiore all'interno di un vaso, confinarlo in una condizione che non è propriamente la sua. Ma se proprio questo fiore deve stare in un vaso, facciamo in modo di rendere il vaso dell'altro più confortevole possibile.
Quanto fa bene ridere in una coppia?
Fa bene tanto, noi ci portiamo dietro la fatica della vita, diciamolo onestamente, perché - a meno che non siamo dei guru - la realtà è questa, quindi ridere fa bene alla coppia, ma fa bene in generale! Devo dire che le donne ridono molto di più fra di loro mentre gli uomini ridono di più in generale. Ti parlo come stereotipo naturalmente, se la donna ride non è ben vista. Ma gli stereotipi ci sono per entrambi quindi l'uomo in questo caso passa per superficiale.
Bisogna capirsi per venirsi incontro e forse il punto d'incontro potrebbe essere augurarsi che la donna sia più leggera in generale e l'uomo sia più solidale con la donna. Sia chiaro, nel mio spettacolo non si parla di maschile e femminile come se fosse una gara, una lotta o una guerra. Essendo uno spettacolo comico (Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere), le mie battute riguardano entrambi ovviamente dal mio punto di vista che è femminile, ma sono sullo stesso piano tanto l'uomo quanto la donna. Mi riservo solo un minuto nel finale per parlare della violenza di genere, argomento che tratto sempre perché lo trovo doveroso. Ma è veramente uno spazio a sé. Quello che lo spettacolo manda come messaggio è quello di darsi una mano perché stiamo tutti sulla stessa barca.
Chi riesce invece a far ridere te?
Adoro Katia Follesa, adoro la sua leggerezza, è l'amica che tutti vorremmo avere. Ma apprezzo molto anche Virginia Raffaele, Paola Cortellesi, Pintus e Pucci.
Ami follemente il palcoscenico, la pandemia ti ha fatto paura?
Ero terrorizzata. Sono sincera, il nulla mi ha pervasa non vedevo il futuro. Trovavo difficile salire sul palco dopo quello che avevamo vissuto, mi chiedevo perché farlo. Il senso me lo ha dato leggere libri sul potere taumaturgico della risata. Mi sono inventata un laboratorio chiamato Terapia di Gruppo diretto a comici giovani già strutturati, dove la risata viene utilizzata come terapia e cura di un disagio.
Naturalmente lo spettacolo frutto di questo laboratorio è sempre diverso. I comici si esibiscono chi con un monologo, chi con una poesia e la cosa bella è che poi ad un certo punto, si fa salire la gente del pubblico sul palco. Questo crea un legame molto forte. Il laboratorio è nato con una duplice funzione, quella di aiutare i giovani comici da un punto di vista professionale ma anche fare rete, unire le forze in un periodo molto pesante.
Questo spettacolo era in tournée prima della pandemia, hai notato delle differenze?
Si, subito dopo c'era un timore che si toccava con mano; considera poi che si usava la mascherina, stare due ore con indosso la mascherina è faticoso, ti toglie anche un po' la libertà. Dall’altra parte è vero anche che ho avuto 4 sold out in quel periodo di passaggio tra riapertura e chiusura. Questo è un messaggio chiaro: la gente ha bisogno di ridere, ha bisogno di curare l'anima.
Cosa o chi ti piace vedere a teatro?
A teatro vado a Milano e una nota la spendo per la bravissima Arianna Scommegna, attrice che seguo con attenzione. Vado anche a vedere Maddalena Crippa, con cui ho lavorato in passato. Faccio quello che posso perché andando in scena la sera e avendo una figlia, devo gestirmi il tempo.
I prossimi progetti?
Sto lavorando a uno spettacolo teatrale dal titolo provvisorio Esaurimento Globale che sto scrivendo insieme a Carlo Gambardini. Tratta le fragilità umane e le problematiche di cui abbiamo parlato prima, credo che sia ancora necessario parlarne.
Per chi volesse vederla a Teatro con il suo spettacolo:
Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere (DATE TOUR)